Siggi Hofer

La brutta città

C’è quel momento che spinge a riguardarsi indietro, a osservare ancora una volta quanto è stato. C’era così tanto ad ostacolare la voluta armonia. Ma ci sono modi e mezzi per ignorare qualsiasi disarmonia. A guardare i volti delle persone divenute care all’ultimo momento, non è poi difficile, invero, abbozzare un ultimo sorriso. Si litigherà, più tardi, su chi sia stato il destinatario di quell’ultimo sguardo, e di quali ultime parole. Bastava un errore, per funestare tutto, ma questa marea di errori e questa valanga di crimini e ingiustizie sono divenute mura e patina irrinunciabile di quell’atmosfera che tanto amiamo. Il drink brilla al sole della sera, e quel po’ di alcol fa miracoli, scioglie la lingua e porta alla luce la felicità che, solo poche ore prima, pareva irrimediabilmente sepolta.

La brutta città, che è la mia

Doveva salire sul treno per non lasciare in sospeso, da lontano, le asperità che rendono la vita difficile e farsene invece carico, da bravo. Risultava tutto più facile, ora che la vista era più chiara. Più semplice capire se stessi e il proprio ruolo, inquadrarli. Senz’altro fattibile portare avanti ogni azione, ogni pezzo iniziato di cui si era responsabili. In queste condizioni, un cambiamento profondo è un logico passo successivo. La diffidenza che diventa coinvolgimento. La famiglia e quelli delle case vicine sotto una luce diversa. Si sa che armonia significa vincere continuamente spinte deprecabili e ora, con questo sapere, il posto in cui sta gli diventa più caro e più suo.

Siggi Hofer